Storia del profumo
Dalla notte dei tempi il profumo svolge numerose funzioni, che qui possiamo raggruppare in sette classi:
- la funzione sacra (mette in rapporto la persona con gli dei attraverso gli aromi impiegati nei riti sacri, nelle imbalsamazioni o durante le offerte);
- la funzione seduzione (arma invisibile per piacere);
- la funzione aristocratica (è stato per lungo tempo prerogativa di pochi);
- la funzione piacere (dona un carattere particolare a chi lo indossa);
- la funzione vitalità (nell'antica Grecia dava forza e fiducia agli atleti);
- la funzione identità (evoca una persona anche quando non c'è, oppure aiuta a ricordare eventi passati);
- la funzione benessere e medica (attraverso l'aromaterapia).
Il termine "profumo" proviene dal latino per fumum, che significa letteralmente "attraverso il fumo". L'origine etimologica, quindi, va ricercata nell'utilizzo di alcuni oli e aromi essenziali, come l'incenso, che venivano bruciati in offerta a dei e antenati.
Presso le civiltà antiche le fumigazioni erano praticate a fini sacri, per inviare messaggi al cielo, come vettori delle orazioni rivolte agli dei o alle persone care scomparse. Ancora oggi costituiscono un supporto per la preghiera, per la meditazione e come pratica purificatrice in tutti i maggiori culti religiosi. L'esecuzione della fumigazione è tutt'oggi alla base della moderna aromaterapia.
Non si può datare con certezza la nascita del profumo, anche se l'archeologia ci fa sapere che accanto all'utilizzo del profumo come intermediario fra l'uomo e gli dei, quasi subito esso fu usato come strumento di seduzione e per la cura del corpo.
Alcune ricerche condotte a Pyrgos, nell'isola di Cipro, hanno scoperto quella che si crede la più antica fabbrica di profumi del Mediterraneo. Durante gli scavi, iniziati nel 1997 e durati otto anni, sono stati rinvenuti reperti risalenti al XX secolo a.C. di una fabbrica adibita alla produzione d'olio d'oliva e al suo impiego nei settori cosmetico, medico-farmaceutico e tessile. La varietà delle essenze messe sul mercato dalla "preistorica ditta" era davvero ampia per quei tempi: mirto, lavanda, cinnamo, rosmarino, origano, alloro, coriandolo, prezzemolo, mandorla amara, camomilla e anice.
E' l'antico Egitto, però, a fornirci la prima vera testimonianza dell'utilizzo del profumo. Qui il profumo è sempre presente nei templi e nei rituali religiosi: purifica il corpo e la mente della persona in vita ed è parte integrante del rito dell'imbalsamazione dei defunti. Per gli egizi i profumi sono soprattutto l'emanazione del "sudore divino", ciò che unisce il popolo alle divinità.
Al significato magico-sacrale se ne somma poi uno più profano, legato all'arte del sedurre. Le donne egizie si spalmavano sul corpo balsami e oli profumati, distribuivano sui capelli pomate aromatiche. La regina Cleopatra esaltava il proprio fascino e la propria bellezza con unguenti e oli profumati. Fu lei ad accogliere Marco Antonio, al loro primo incontro d'amore, in una stanza cosparsa di petali di rosa dove bruciavano incensi ed erbe aromatiche.
Il profumo più utilizzato dai faraoni e dalle loro consorti è il Kyphi, un composto formato anche da più di cinquanta essenze. Plutarco scrisse che il Kyphi aveva il potere di «favorire il sonno, aiutare a fare dei bei sogni, rilassare, spazzare via le preoccupazioni quotidiane, dare un senso di pace».
Tra i numerosi ingredienti utilizzati in questa antica fragranza, erano presenti il pistacchio, la menta, la cannella, il ginepro, l'incenso e la mirra. L'incenso (Boswellia sacra) e la mirra (che si ricava dalla Commiphora burseraceae) erano le due resine più note nell'antichità.
Accanto al valore religioso e sociale, i profumi nell'antico Egitto assunsero anche un rilievo diplomatico: le essenze profumate erano molto preziose e i faraoni ne facevano dono ai sovrani alleati.
Più tardi i profumi entrarono nell'uso quotidiano anche di nobili, funzionari e cortigiani. Fu così che gli schiavi ebrei vennero a conoscenza di alcune formule, dedicandosi, una volta liberi, alla produzione e al commercio di questi prodotti aromatici. Tuttavia, presso il popolo ebraico l'utilizzo delle essenze profumate era già diffuso. Anzi, nella mistica ebraica l'odorato è descritto come l'unico senso che dà piacere all'anima, mentre tutti gli altri sensi danno il piacere al corpo: quindi il profumo avvicina a Dio, ma è anche segno di onore e di riconoscenza.
Il ruolo sacro dei profumi è definito nelle Sacre Scritture, in particolare nel Libro dell'Esodo. Dio aveva ordinato di costruire un altare sul quale offrirgli profumi. «Il Signore dice a Mosè: "Procurati balsami: storace, onice, galbano come balsami e incenso puro: il tutto in parti uguali. Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l'arte del profumiere. Ne ridurrai una parte in minutissima polvere, e ne porrai davanti alla Testimonianza nella tenda di convegno, dove io m'incontrerò con te. Cosa santissima sarà da voi ritenuta» (Es. 30, 34-36).
Nel Tempio di Gerusalemme l'offerta dei profumi aveva un ruolo predominante. Allo Yom Kippùr (la ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell'espiazione), il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei Santi (il luogo dove si trova la Torah, il rotolo della Legge) con il turibolo dei profumi da bruciare, i timiati, composti da una mistura a base d'incenso.
Presso gli Ebrei il profumo è utilizzato sotto forma di preparati unguentarii (detti puk), di oli profumati, di polveri e di sacchetti di erbe aromatiche portati addosso o messi fra i vestiti.
Un'altra testimonianza la troviamo nel Vangelo: «Poiché era nato Gesù a Betlemme di Giudea, ai tempi del re Erode, ecco che dei Magi venuti dall'Oriente arrivarono a Gerusalemme. Entrando nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre, e, prostrati, lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt. 2, 11). Tre dunque sono i doni che gli astrologi babilonesi offrirono al Cristo: l'oro che si dona ai re, l'incenso un omaggio a Dio, la mirra - aroma funerario - un riferimento alle sue qualità umane.
L'arte di miscelare gli aromi si diffuse anche in Occidente, in Grecia e a Roma. Fin dall'epoca Cretomicenea (1500 a.C.), i Greci credevano nell'esistenza di esseri divini rivelati dagli aromi e dai profumi.
Malgrado il veto morale di Socrate, i profumi erano talmente apprezzati da essere considerati creazione degli stessi dei. Per questo, presso questo popolo, accanto all'importanza delle essenze profumante nelle celebrazioni del culto, il profumo era legato a tutti i passaggi della vita: la nascita, il matrimonio, la morte erano tutte accompagnate da fumigazioni e unzioni profumate dalle virtù purificatrici e sacre.
I Greci sono passati alla storia anche per il culto della bellezza plastica e della conseguente cura per l'igiene del corpo. L'importanza attribuita al profumo è confermata dal famoso Trattato degli odori di Teofrasto (discepolo prediletto di Aristotele), testo base della profumeria antica. Già in quest'epoca si scoprono le virtù terapeutiche degli euodia, gli odori buoni. Per esempio, i Greci credevano che cingere il capo con coroncine di rose o di mirto mitigasse le emicranie, in particolare quelle provocate da eccessive libagioni. Ippocrate esaltò dei rimedi a base di salvia, di malva e di cumino somministrati sotto forma di suffumigi, frizioni e bagni.
Tra le preparazioni profumate degli antichi Greci ricordiamo il kipros, a base di menta e bergamotto, e il susinon a base di giglio.
Anche i Romani, da principio avversi a queste frivolezze, furono contagiati dall'amore per i profumi e gli unguenti. Inizialmente legati al culto religioso, le essenze profumate passarono all'uso personale o d'ambiente: i Romani preparavano unguenti, acque aromatiche, profumi, pastiglie e polveri odorose. Dalla Repubblica all'Impero, i profumi conobbero un successo formidabile, a tal punto che, come racconta Petronio nel Satyricon, i banchetti erano vere e proprie "orge olfattive".
Caduto l'Impero Romano, in Europa l'arte della profumeria conobbe un periodo di decadenza. Questo si deve anche al Cristianesimo che, con i suoi austeri costumi, riservò la pratica dell'uso delle essenze profumate al solo culto religioso. Sarà solo nel XIII secolo, alla fine delle Crociate, che il profumo farà ritorno stabilmente in Europa.
Ma fu in Oriente che il commercio di aromi e spezie conobbe un grande sviluppo. La scoperta dell'arte della distillazione dà un enorme impulso al mercato dei profumi. Gli Arabi non sono gli inventori di questa tecnica ma l'hanno raffinata e diffusa.
Nel X secolo, il celebre medico arabo Avicenna scoprì come distillare l'Acqua di rose dai petali della rosa centifolia. Non solo, nelle sue opere citò spesso nuove lozioni aromatiche e oli profumati. Tuttavia non si trattava ancora di soluzioni alcoliche, in quanto l'alcol era proibito dal Corano. Fu l'Istituto Superiore delle Scienze di Salerno, intorno all'anno Mille, a sostituire l'olio con l'alcol come eccipiente del profumo.
I Greci distillavano utilizzando l'àmbix (il vaso o la coppa forniti di un piccolo canale), gli arabi aggiunsero l'articolo è lo strumento divenne al-ambicco (al-ibniq).
I monaci benedettini al seguito delle armate cristiane in Terra Santa, carpirono daIl Libro dei Profumi di Rimmel manoscritti arabi i segreti della distillazione. I testi trafugati furono tradotti in latino presso le scuole di Salerno e Santiago di Compostela e da queste scuole uscirono i primi mastri distillatori (di essenze, ma anche di bevande). Grazie alle Crociate si importano dall'Oriente anche aromi ed essenze nuove.
Il primo profumo moderno in soluzione alcolica fu preparato in Ungheria nel 1370 da un monaco esperto di chimica. Il profumo, noto come Eau de Hongrie ("Acqua Ungherese"), era un estratto di rosmarino, timo e lavanda. La regina Elisabetta d'Ungheria si vantava, grazie ai poteri di questo profumo, di essere riuscita a sedurre a settant'anni il re di Polonia.
Nel Rinascimento l'arte della profumeria si sviluppò ulteriormente: la chimica sostituì definitivamente l'alchimia migliorando la distillazione e la qualità delle essenze.
I grandi profumieri del Rinascimento erano spagnoli e italiani. I primi avevano ereditato la loro scienza dagli arabi, i secondi avevano approfittato della ricchezza della penisola e del gusto dell'aristocrazia per i profumi per arricchirsi attraverso il commercio delle essenze e per esportare all'estero la tecnica dei profumieri.
Quando Caterina de' Medici giunse in Francia per sposare il Duca d'Orléans, il futuro re Enrico II, portò con se dall'Italia il suo profumiere Renato Bianco (poi francesizzato in René Le Florentin). Egli aprì una bottega a Parigi diventando famosissimo tra l'aristocrazia parigina.
Anche la pratica di non lavarsi (l'acqua era ritenuta un veicolo di contagio per le malattie), amplificò l'uso dei profumi. L'apparenza inizia a giocare un ruolo più importante della pulizia. Le essenze profumate prendono il posto dell'igiene personale per vincere i cattivi odori e nascondere la sporcizia.
Molto in voga, in questo periodo, anche la profumeria secca per usi diversi: polveri per sacchetti da mettere sotto le gonne, per il viso, per la parrucca, commercializzata alla rinfusa in grandi scatole dai decori raffinati.
Nel 1600 nasce l'Acqua di Colonia. Secondo alcuni, suo "inventore" fu Gian Paolo Feminis, originario di Santa Maria Maggiore, cittadina della Val Vigezzo (nell'attuale provincia del Verbano Cusio Ossola). Originariamente venditore ambulante, Feminis inventa e produce una sostanza che, a suo dire, guarisce tutti i mali. Si chiama Aqua Mirabilis. Trasferitosi a Colonia, in Germania, questo liquido diventa Acqua di Colonia. Secondo altri, a "inventare" questa essenza fu un altro italiano, Giovanni Maria Farina, anche lui della Val Vigezzo. La formula messa a punto dal Farina comprende una trentina di essenza, tra cui limone, cedro, arancia, pompelmo, lavanda, timo e rosmarino.
Una vera rivoluzione nel campo della pulizia personale avvenne verso la fine dell'Ottocento quando Louis Pasteur (1822-1895), padre della microbiologia, scoprì l'esistenza dei batteri. Ne derivò una forte spinta all'igiene personale e venne meno l'esigenza di ricorrere a fragranze grevi. Si passò quindi dalla necessità di occultare i cattivi odori al desiderio di profumi più dolci e meno aggressivi.
La Rivoluzione Francese arrecherà un colpo terribile alla profumeria. Nonostante la creazione di fragranze dai nomi evocativi, come "Profumo alla ghigliottina" e "Alla Nazione", le essenze profumate sono sinonimo di aristocrazia.
Nel 1778 nasce a Milano la Casa di Profumo, Saponi e articoli per toletta Angelo Migone & C., che produce beni profumati e per la cura della persona. Cesserà di esistere solo negli anni Cinquanta del XX secolo, vittima di una politica aziendale troppo ancorata a vecchie produzioni.
Nel XIX secolo l'abolizione degli editti corporativi e la liberalizzazione del commercio permettono di segnare una tappa decisiva nella produzione del profumo. In questo periodo entra in scena il famoso marchio Guerlain. Nel 1828 Pierre Francois Pascal Guerlain apre la sua prima maison di profumeria a Parigi, che offre eau de toilette, saponi, preparazioni termali, aceti aromatici, creme e pomate di ogni tipo.
Nell'Ottocento una scoperta rivoluziona il mondo dei profumi: la sintesi dell'urea, ottenuta da Friedrich Wöhler nel 1828. Questa scoperta dà l'avvio alla chimica organica, contribuendo all'evoluzione della profumeria attraverso l'utilizzo degli aldeidi. Quest'ultimi sono degli elementi sintetici che aumentano all'infinito la possibilità di disporre di diverse profumazioni. Componenti naturali e prodotti di sintesi sono poi uniti a sostanze chiamate fissatori, che hanno il compito di "ancorare" il profumo alla pelle. I fissatori hanno caratteristiche particolari, tra cui quelle di essere poco volatili, incolori, solubili nell'alcol e negli oli essenziali.
Nasce così la profumeria moderna. Poco a poco compaiono prodotti di sintesi di alta qualità, con prezzi accessibili e con note inedite nelle composizioni. Il primo profumo famoso che utilizza prodotti di sintesi è Flomary, commercializzato agli inizi del 1900. Ma la vera affermazione arriverà nel 1921 con la creazione, da parte di Ernest Beaux, del famosissimo profumo Chanel N.5.
Sempre nell'Ottocento, precisamente nel 1865, il profumiere londinese Eugene Rimmel (colui che ideò un sistema per rendere ancora più affascinanti gli occhi delle donne con uno spazzolino per le ciglia intinto nel carboncino), divide gli aromi in diciotto gruppi allo scopo di facilitare la classificazione degli odori. Nasce così il concetto di sottofamiglia, dividendo i profumi in base alla loro persistenza e alla nota dominante (quest'ultima permette di classificare la fragranza all'interno di una famiglia).
L'intuizione di Rimmel sarà ripresa negli anni Venti del Novecento da un altro profumiere, René Cerbelaud, che elaborò uno schema con quarantacinque gruppi, individuando anche collegamenti tra un gruppo e l'altro. Più recentemente, nel 1960, Steffen Arctander realizzò una classificazione comprendente ottantotto gruppi, dividendo le materie aromatiche naturali secondo l'odore, il tipo e il possibile uso.
L'euforia per la moda dei profumi subì una breve interruzione con crac del '29 e poi con lo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Negli anni Cinquanta il profumo ritorna ad essere arma di seduzione. Il mercato è inondato da migliaia di nuove fragranze profumate. Nelle profumerie compare anche l'eau de toilette per uomini, anche se il profumo maschile resta legato al rito della rasatura.
La profumeria contemporanea offre oggi lo spettacolo di una vera e propria arte, con la sua profusione d'innovazioni, facendosi interprete delle culture, delle tradizioni e delle mode olfattive di ogni parte del mondo.
Non sempre si conoscono i segreti per scegliere una fragranza o per utilizzare al meglio il profumo come arma di seduzione. Nella scelta di una fragranza sono molto importanti alcune caratteristiche: bisogna considerare il metabolismo di chi lo porta, l'ora del giorno in cui si utilizza e per le donne, il periodo del mese, in quanto a seconda dell'acidità della pelle, lo stesso profumo su persone diverse può cambiare fino a diventare irriconoscibile.
Per accentuare una fragranza, importante è soprattutto il calore: ecco perché si consiglia di applicarla sulla parte interna del polso, ai lobi delle orecchie, sulla nuca, alle tempie, fra i seni, nell'incavo del braccio e delle ginocchia, zone in cui il sangue arriva più in superficie e quindi più calde.
Occorre sapere anche che i profumi svolgono un'influenza positiva sul nostro umore e possono avere una funzione terapeutica in quanto alcune essenze esplicano effetti antidepressivi e stimolanti (tra queste il bergamotto, il limone, il pino, la lavanda, la menta, il basilico, the verde) o sedativi (tra cui la camomilla, la rosa, il geranio, aloe).
E' stato dimostrato, inoltre, che i due sessi subiscono l'attrazione più col naso che con gli occhi. Lo stimolo visivo è un impulso possente, ma solo nella fase iniziale. Infatti, poi, è messo alla prova dalle narici: quello che prima attirava la vista, può divenire oggetto di repulsione attraverso l'odore. L'attrazione sembrerebbe infatti essere conferita da alcuni geni che si trovano sul braccio corto del cromosoma 6 e che sono responsabili dell'odore personale. L'odore corporeo tuttavia si modifica nel corso degli anni, raggiunge il massimo della particolarità nell'età della pubertà.
Un odore esercita attrazione per alcune persone e repulsione per altre; gli odori influenzano le nostre relazioni, ci scoraggiano o al contrario ci lanciano verso una direzione piuttosto che un'altra. Basta pensare a quanto gli odori sgradevoli ci fanno cambiare idea su una persona, a quanto la nostra tensione erotica si affievolisce o peggio svanisce in presenza di olezzi non graditi. È proprio su questo che le case di cosmetici e profumi fanno leva: non producono tanto ciò che è piacevole quanto ciò che eccita, attrae e aiuta.
Partendo da queste considerazioni, nel 2003, un team scientifico statunitense, diretto dal ricercatore Adam Anderson, utilizzando la risonanza magnetica, ha scoperto che c'è una diversità tra il piacere determinato da un profumo e la sua intensità: si è appurato che la corteccia orbitofrontale, la meta finale dove i segnali olfattivi diventano consapevoli, presiede al fatto che un'essenza sia di proprio gusto o meno, mentre l'amigdala (il piccolo nucleo del cervello umano deputato all'elaborazioni delle esperienze emotive trascorse) avverte l'intensità dello stimolo e si attiva indipendentemente dalla sua gradevolezza.
In più, una fragranza piace a dispetto di altre, perché la risposta olfattiva è quasi sempre filtrata dalla memoria delle esperienze precedenti. Dipende, quindi, da quali esperienze ricordano e dal tipo di associazione che in passato ha legato quel particolare suggerimento olfattivo ad un episodio significativo. Un abbandono affettivo può dar luogo ad un profondo malessere se nell'aria si avverte il profumo preferito dall'ex partner
BIBLIOGRAFIA
La scoperta della vanità. Profumi e cosmetici nel mondo antico, di G. Rossi Osmida - Archeo, n. 58, Dicembre 1989
Aromatica, profumi tra sacro, profano e magico, a cura di S. Pennestrì - Selcom Editoria, Torino, 1995
Il profumo: storia cultura e tecniche, di L. Villoresi - Ponte Alle Grazie, Milano, 1995
Les sens du parfum, di R. Guy - Franco Angeli, Milano, 2003
I poteri dell'odore, di A. Le Guérer - Bollati Boringhieri, Torino, 2004
L'imperatore del profumo, di C. Burr - Rizzoli, Milano, 2006
Storia dei profumi. Dagli dèi dell'Olimpo al cyber-profumo, di B. Munier - Dedalo, Bari, 2006
La saggezza del creatore di profumo, di M. Maurin - Edizioni della Meridiana, Firenze, 2008
Chimica dell'olfatto
I sensi dell’olfatto e del gusto ci consentono di recepire la presenza di varie sostanze chimiche presenti nell’ambiente. Queste informazioni sono importanti per il riconoscimento del cibo o di sostanze potenzialmente tossiche ed, in alcune specie, per la regolazione dei comportamenti sociali e riproduttivi. Benché l’olfatto umano sia più limitato di quello di altri mammiferi, siamo comunque in grado di riconoscere alcune migliaia di sostanze odorose (in inglese odorants). Questa capacità è particolarmente accentuata in alcune categorie professionali specializzate. I cosiddetti nasi dell’industria profumiera possono distinguere fino a 5000 diverse essenze mentre i sommelier affermano di poter riconoscere un centinaio di combinazioni di gusto e aroma.
I sensi del gusto e dell’olfatto dipendono dalla presenza di cellule recettoriali specializzate presenti nella bocca e nel naso. Questi recettori sensoriali operano la trasduzione dello stimolo da chimico ad elettrico, in modo che possa essere trasmesso ed elaborato nel sistema nervoso centrale. Nel sistema olfattorio i recettori sono neuroni bipolari e si trovano all’interno di un neuroepitelio specializzato posto nella parte superiore della cavità nasale. Gli stimoli gustativi (in inglese tastants) sono raccolti da cellule epiteliali specializzate situate nei bottoni gustativi.
Odori
Gli odori non sono solo difficili da descrivere, ma anche da classificare: gli odori ci attraggono o ci risultano repellenti, ma non sono suscettibili di classificazione razionale nel modo in cui lo sono colori e gusti.
I tentativi di classificazione degli odori sono stati numerosissimi (e spesso anche bizzarri), ma nessuno di questi ha mai trovato il consenso universale. Gli sforzi di botanici, psicologi e profumieri hanno prodotto scarse, se non nulle, conoscenze utili e durature: la maggior parte dei tentativi di classificazione fatti è da considerarsi arbitrari. Questa carenza teorica, congiuntamente all’assenza di termini linguistici,
conferisce all’odore una posizione del tutto particolare rispetto agli altri sensi, rendendo la discriminazione olfattiva assai imprecisa ed idiosincratica, ed aperta ad una miriade di interpretazioni diverse.
L’epitelio olfattivo
L’epitelio olfattivo una regione di circa 2.5 cm2 per narice, posta nella parete superiore delle cavità nasali , contiene diversi milioni di neuroni sensoriali misti a cellule gliali. I neuroni olfattori hanno una vita breve (30 - 60 giorni) e sono continuamente rinnovati grazie ad una popolazione di cellule staminali situata alla base dell’epitelio. Si tratta di neuroni bipolari il cui terminale dendritico si sviluppa verso l’epitelio. Alla sua estremità, il dendrite si espande in un bottone terminale (vescicola olfattoria), da cui si originano 5 - 20 ciglia, lunghe circa 200 μm, che protrudono nel muco situato sulla superficie esterna dell’epitelio. Dal polo basale si origina un assone che, passando attraverso la lamina cribrosa dell’etmoide, prende contatto sinaptico con i neuroni del bulbo olfattorio. L’epitelio olfattivo di presenta colorato in giallo nell’uomo ed in marrone nel cane, per la presenza di un pigmento4. Tra le cellule olfattive sono interposte cellule non sensoriali (cellule sostentacolari) che presentano microvilli sulla loro superficie libera. Queste cellule sono connesse a quelle olfattive tramite tight junctions che sigillano la mucosa. La mucosa olfattiva è delimitata in profondità da una lamina basale sulla quale poggiano cellule di sostegno. Nella mucosa olfattiva sono infine presenti numerose ghiandole, le ghiandole del Bowman, che producono il muco che la ricopre. Il muco ha il compito di provvedere COOH all’ambiente ionico e molecolare necessario per la ricezione degli odori. Contiene inoltre delle proteine solubili a basso peso molecolare che legano gli odori (soluble odorant-binding proteins). Il ruolo di queste proteine, che sono altra cosa rispetto ai recettori per gli odori, non è del tutto chiarito. Si pensa che esse contribuiscano alla rimozione od alla concentrazione degli odoranti presso il recettore.
Classificazione degli odori
A parte la classificazione aristotelica in sei categorie (odori dolci, acidi, austeri,
grassi, acerbi, fetidi) (cfr. De Martino 1997:42), occorre ricordare la classificazione
fatta dal botanico Linneo nel 1756, che è stata la base di molte classificazioni
successive. Nella classificazione di Linneo, di natura prettamente naturalistica, viene
dato molto spazio al fetore.
Secondo Linneo, gli odori rientravano in sette7
raggruppamenti fondamentali (cfr. De
Martino 1997:43; cfr. Engen 1989:27, 60):
- aromatico (garofano, lauro,…);
- fragrante (giglio, gelsomino,…);
- ambrosia o muschioso (muschio, ambra,…);
- agliaceo (aglio,…);
- caprino o fetido (capra, valeriana,…);
- puzzolente o ripugnante (alcuni insetti, solanacee,…);
- nauseabondo o nauseante (carne in putrefazione, cucurbitacee,…).
Le classi estreme (aromatico e fragrante, puzzolente e nauseabondo) rappresentano
rispettivamente gli odori gradevoli e sgradevoli, mentre le classi intermedie
(ambrosia, agliaceo e caprino) rappresentano odori più neutri.
Curiosità
Profumi animali AMBRA L'ambra è ricavata dal Capodoglio, dalle sue concrezioni nell'intestino, essiccate al sole. Poichè però il Capodoglio è protetto, si usa l'ambra flottente (grigia), cioè quella che si deposita sulle coste. Dal Capodoglio si ricava lo chanel, profumi con note di cuoio, di terra e di legno. Le componenti sono ambenina all' 80%. CERVO MUSCHIATO Il cervo muschiato è un animale dell'Himalaya. Si usano le palline di muschio essiccate, con cui il maschio marca il territorio. Sono dei ferormoni e da essi si ricavano fragranze quali il muscone e la muscopiridina. Dal punto di vista chimico le palline contengono macrocicli chetonici. TOPO MUSCHIATO Si usano le secrezioni di una grossa ghiandola inguinale del maschio e della femmina del topo muschiato. Il componente principale è il diidrocivettone. CASTORO Si usano le ghiandole addominali essiccate. La secrezione è oleosa, fornisce carica sensuale ed è usata per i profumi molto costosi, di alto livello. Il componente principale è il castoreo, seguito da alchilfenoli, acido cinnamico, derivati dell'acido salicilico. ZIBETTO Dallo zibetto si ricava un profumo fissante, conquistatore, molto usato nell'800. Si usano le secrezioni perianali, che contengono civettone e scatolo. Queste secrezioni, se diluite in acqua, sviluppano un odore di muschio animale. |
Profumi vegetali
Si tratta di oli essenziali ricavati da piante e ottenuti tramite tecniche varie (spremitura, distillazione, ecc.). SALVIA La salvia possiede un olio essenziale con note di ambra e di cuoio. I componenti principali sono lo sclareolo, il linalolo e il lunalil acetato. CISTO Il cisto è una resina che si ricava dal labdano. Si tratta di una fragranza calda e dolce, balsamica, tipica di Cipro. ANGELICA Si usano i semi della pianta, che contengono 12-metil-13-tridecanolide e 15-pentadecanolide (exaltolide). AMBRETTA Si usano i semi di ambretta. Si ricava un olio con muschio grasso profumato di ambra. Il componente principale è il 7(z) esandelen-16-dide (ambrettolide). Oggi viene prodotta l'ambretta di sintesi. TABACCO Essenza assoluta (forma concentrata e pura dell'essenza), con tracce di ambrox e tetrametil-isochinolide (castoreo). Usata in aromaterapia. |
Le sostanze tossiche nei profumi
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